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In ricordo di Beppe Montana e Rocco Chinnici, assassinati dalla mafia

30 Lug


PARIDE LEPORACE

Venticinque anni fa veniva ucciso dalla mafia il capo della sezione catturandi della Squadra Mobile, Beppe Montana. Aveva appena 34 anni. Era il 28 luglio 1985. I killer lo sorpresero sul molo di Porticello dove custodiva la sua barca. Ormai definitive le condanne all’ergastolo, tra gli altri, per Totò Riina, Michele Greco, Francesco Madonia, Bernardo Provenzano e Bernardo Brusca. Montana era considerato un cacciatore infallibile di latitanti, una spina nel fianco della mafia. Per questo qualcuno gli aveva affibiato il nomignolo «Serpico». Poco prima di essere ucciso si era distinto per un’irruzione a Buonfornello, con l’arresto di personaggi di spicco di Cosa nostra. A condurre le indagini sulla sua morte fu Ninni Cassarà, ucciso pochi giorni dopo, il 6 agosto, insieme all’agente Roberto Antiochia.

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A Palermo i professionisti mafia-free

20 Lug

NINO AMADORE

Il progetto è ormai in stato di avanzata attuazione: una lista “mafia-free” anche per i profes­sionisti. L’iniziativa è dei giovani del movimento Addio Pizzo e dell’associazione antiracket Libero Futuro di Palermo. Continua a leggere

Mappe

19 Lug

Bambini, familiari, rappresentanti di associazioni, le Agende rosse, pochissima società civile. Così questa mattina a Palermo, in via D’Amelio, si commemora la strage in cui persero la vita Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina. Nessuna commemorazione istituzionale è prevista. In tarda mattinata si è fatto vedere il presidente della commissione antimafia Beppe Pisanu, accolto da qualche contestazione. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio auspicando che si vada a fondo nelle nuove indagini. Il premier Silvio Berlusconi ha mandato un telegramma. Continua a leggere

Via D’Amelio, Gozzo: «Fu golpe».

19 Lug

Via D’Amelio, Gozzo: «Fu golpe».

Nicola Biondo su l’Unità.

Chi c’è dietro quella maschera

11 Lug

ALBERTO SPAMPINATO

Nell’Italia dei depistaggi, delle inchieste insabbiate, della giustizia negata, delle stragi impunite c’è un gioco di maschere e di finzioni, un ballo di spie e controspie che in una regione di confine della guerra fredda qual era la Sicilia ha toccato punte che è difficile immaginare. Citerò due casi emblematici. Fanno capire che la regola universale che dice ”Mai fidarsi delle apparenze” nel nostro paese va rafforzata così: non bisogna fidarsi ciecamente neppure delle personalità che ricoprono delicati incarichi pubblici. Continua a leggere

Compagni di merende

6 Lug

ALESSANDRA ZINITI

Il mattone non perde il suo fascino. Lottizzazioni, palazzi, investimenti immobiliari e turistici. Cosa nostra non rinuncia ad investire nell´edilizia e continua a trovare imprenditori disponibili a reinserire nel circuito dell´economia legale i proventi di attività criminali. E quando si tratta di affari – nota il procuratore aggiunto Antonio Ingroia – «i clan mafiosi superano le divisioni». Almeno a giudicare dalla joint venture tra Giacomo Vaccaro, 55 anni, uomo d´onore già condannato per mafia e cognato di Antonino Mangano, reggente di Brancaccio, e due costruttori di Tommaso Natale e Cardillo, Carlo Fasetti e Domenico Licalsi, 51enni, che in molti dei loro cantieri chiamavano come direttore dei lavori l´architetto Giuseppe Liga, l´erede dei Lo Piccolo alla guida del mandamento di San Lorenzo. Continua a leggere

Messina, la cosca imponeva il cemento impoverito. Confische per 50 milioni di euro

30 Giu

Beni per 50 milioni di euro sono stati confiscati a Nicola e Domenico Pellegrino, imprenditori del calcestruzzo e  del movimento terra considerati elementi di spicco di un gruppo criminale affiliato alla cosca messinese di  Giacomo Spartà. Secondo la Dia di Messina, i due fratelli hanno lucrato sul cemento impoverito o depotanziato,  consolidando una sorta di monopolio nel settore grazie ai loro rapporti mafiosi. Un giro d’affari record, con un  incremento del capitale fino al mille per cento in pochi mesi. Dalle indagini sono emerse gravi irregolarità legate alla fornitura di calcestruzzo, in molti casi erogato in misura inferiore rispetto alle quantità previste. Tra i beni confiscati diverse quote societarie, 40 automezzi (camion, betoniere, trattori, fuoristrada, autovetture e moto di grossa cilindrata), due impianti di produzione di calcestruzzo completi di silos, nastri trasportatori ed altri macchinari, 20 rapporti bancari e polizze assicurative per oltre 200 mila euro, 39 immobili (terreni, ville e appartamenti): si tratta della più consistente misura di questo genere mai applicata in provincia di Messina. Continua a leggere

Appello, sette anni a Dell’Utri: ha mafiato fino al 1992

29 Giu

Marcello Dell’Utri condannato a sette anni di carcere. Questo il verdetto della corte d’appello di Palermo presieduta da Claudio Dall’Acqua (a latere Salvatore Barresi e Sergio La Commare). In primo grado il senatore del Pdl era stato condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. In appello Dell’Utri è stato assolto “per le vicende successive al 1992 perché il fatto non sussiste”. Dopo cinque giorni di camera di consiglio, i giudici della corte d’appello di Palermo riscrivono così la sentenza di primo grado. Riscrivono cioè una parte sostanziale della sentenza emessa dal tribunale di Palermo nel 2004. La corte d’appello ritiene che Dell’Utri intrattenne stretti rapporti con la vecchia mafia di Stefano Bontade ma anche con gli uomini di Totò Riina e Bernardo Provenzano, almeno fino alla stagione delle stragi di Falconme e Borsellino. Continua a leggere

Processo Cuffaro, i pm chiedono 10 anni

28 Giu

I pm Nino Di Matteo e Francesco Del Bene hanno chiesto la condanna a dieci anni di reclusione per l’ex presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, senatore dell’Udc. L’ex governatore è accusato di concorso in associazione mafiosa nel processo che si svolge con il rito abbreviato davanti al gup di Palermo, Vittorio Anania.  La pena richiesta tiene conto della riduzione di un terzo previsto dal rito abbreviato. I pm hanno deciso di non chiedere le attenuanti generiche per il senatore Udc “perché i fatti di cui lo accusiamo sono veramente gravi anche per il suo ruolo di governatore regionale: per questa sua veste poteva partecipare in alcuni casi al Consiglio dei ministri”.  Continua a leggere

Catturato a Marsiglia il boss Giuseppe Falsone

25 Giu

Il prossimo 28 agosto avrebbe compiuto 40 anni, ma Giuseppe Falsone, ritenuto il capomafia della provincia di Agrigento ed inserito nell’elenco dei trenta latitanti piu’ pericolosi d’Italia e’ stato arrestato oggi dalla Squadra mobile di Agrigento, insieme a quella di Palermo e allo Sco, a Marsiglia nel sud della Francia. Nel 1999 era sfuggito ad un mandato di cattura per associazione mafiosa, omicidi e traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Continua a leggere