Nelle carceri pugliesi è ripartita la “campagna acquisti”. Fonti investigative raccontano che un clan barese egemone negli anni 80 (forse quello di Savino Parisi o di Antonio Capriati) sta compiendo manovre sotterranee per una ripresa in grande stile, dopo le decimazioni causate dai clan avversari e dalle operazioni di Polizia. Per questo stanno ricominciando ad affiliare giovani detenuti, anche appartenenti a clan avversi. La pratica delle affiliazioni in carcere non è atipica nella storia della criminalità pugliese. Proprio nelle celle del penitenziario di Bari, il 1° maggio 1983, Pino Rogoli fondò la Sacra Corona Unita, la quarta mafia.
In galera cambiano gli assetti dei clan, con i transfughi che decidono di passare dall’altra parte della barricata. Anche per questo caso c’è un rituale dedicato. “Mi fecero scrivere alcune frasi ingiuriose riferite al mo ex padrino – racconta un collaboratore di giustizia che era passato dal gruppo Strisciuglio a quello Di Cosola – Poi mi fecero alzare la maglietta. Mi tagliarono all’altezza dell’inguine. Il biglietto fu bagnato con il sangue, poi lo bruciammo e ci sputammo sopra”. Il passo era compiuto. Da allora l’uomo sarebbe appartenuto ad Antonio Di Cosola, ferocissimo capo della provincia barese il cui esercito è stato smantellato con un blitz dello scorso giugno.
Di Cosola è sempre stato attento ai rituali interni al clan: formule di giuramento, battesimi, segnali di riconoscimento, perlopiù mutuati dalla camorra. Non a caso nel corso del blitz è stato ritrovato un “manuale della camorra”. In carcere, per farsi riconoscere, molti affiliati ripetevano formule contenute nel libro “Dieci anni di mafia a Bari e dintorni”, scritto dall’ex magistrato Leonardo Rinella.
Ve ne sono di tre tipi, a seconda della situazione, scrive Rinella.
- “La bella favella è la parola d’ordine che l’affiliato utilizza per dimostrare la sua qualità
- L’abboccamento è invece il contatto ricercato da parte di un affiliato nei confronti di un altro membro dell’organizzazione, non incontrato mai in precedenza, di cui conosce già la qualità mafiosa.
- Infine il vincolo è un interrogatorio tra due affiliati assolutamente estranei tra loro, proprio per verificarne la qualità, il grado e l’appartenenza”.
Esempio: se in carcere un affiliato vuole capire se ha a che fare con un compare, gli si avvicina, gli offre una sigaretta, pone l’indice della mano destra sul pacchetto e dice:
“Io questa sigaretta te la vincolo”
Se l’altro è un affiliato, replica:
“Io me la svincolo e la svincolo come fecero i nostri venerabili tre vecchi fondatori della camorra conte Ugolino, Fiorentino di Russia e cavaliere di Spagna. E se loro la vincolarono e la svincolarono con mente, favella e serietà, io me la svincolo con onore, stima e fedeltà”.
Nel libro di Rinella, il cui titolo è inspiegabilmente molto ricercato sul motore di ricerca Google, sono trascritte anche tutte le varie fasi delle cerimonie di affiliazione:
- la sistemazione del locale, al centro del quale siedono i 5 componenti della capriata, la Commissione che presiede al rito;
- l’innalzamento del padrino a capo società, affinché presieda e conduca la cerimonia;
- il battesimo del locale, dell’armatura (alcuni coltelli posati sul tavolo) e della spartenza (simbolizzata dalle sigarette)
- le prime due votazioni di camorra, a conferma che il neofita è ammesso nel gruppo;
- il giuramento vero e proprio, recitato dall’adepto;
- la terza votazione di camorra, una mera formalità;
- lo sbattesimo di armatura e locale e il riabbassamento della carica di capo società. Completata l’affiliazione, tutto deve ritornare come prima: il locale ridiventi un vano destinato al passaggio (o una cella di un carcere); i coltelli non simbolizzino più l’armatura e che il padrino perda quella qualifica di capo società.
IL PROFETA di Audiard- da vedere proprio perchè mostra e racconta (come solo i capolavori sanno fare) questa realtà……